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Dal 26 Maggio al 3 Giugno scorsi (2024) ho avuto il privilegio di partecipare ad un ritiro di una settimana tenuto da Jon Kabat-Zinn in persona all’Omega Institute di Rhinebeck (NY, U.S.A).

Sono tante, tantissime le cose che potrei scrivere per cercare di trasmettere la ricchezza di esperienze, intuizioni, emozioni di cui questi sette giorni sono stati forieri.

Jon è il Maestro dei miei Maestri, ed è un uomo che ha toccato le vite di milioni di persone portando la Mindfulness nel cuore della medicina occidentale e contribuendo non poco alla sua diffusione nella cultura contemporanea. Questo basterebbe forse a dare un’idea di cosa abbia significato per me trovarmi su uno zabuton a praticare a pochi metri da lui e a sentire i suoi insegnamenti, spesso veicolati in modo più divertente di quanto avrei mai immaginato.

Potrei raccontare per pagine intere delle persone che Jon ha voluto riunire attorno a sé per questo ritiro, che ha scelto di chiamare “Deepening Inquiry, Practice, and Community in the Greater Mindfulness Universe” – An Experimental International Retreat Within the Non-Dual Embrace of Noble Silence and Dialogue (Approfondire gli Interrogativi, la Pratica e la Comunità nel più Ampio Universo della Mindfuless – Un ritiro internazionale sperimentale nell’abbraccio non duale del nobile silenzio e del dialogo). Ovunque mi girassi incontravo la presenza di qualcuna o qualcuno che porta la Consapevolezza, che sia sotto forma di MBSR, MBCT o altre pratiche di Mindfulness, in contesti delicati e importantissimi per il Mondo intero.

Cercando di distillare la sostanza di ciò che ho inteso essere uno dei messaggi più profondi di questa esperienza la mia mente e il mio animo tornano senza esitazioni su un tema preciso, e ad un preciso istante.

Al termine di una pratica serale nella sala principale dell’Omega Center, Jon ha aperto gli occhi e con un sorriso sornione ha chiesto:
“Chi di voi si considera un attivista?”

Qualche mano si è alzata con decisione, altre con imbarazzo, molte ancora sono rimaste al loro posto.

“Beh”, ha proseguito Jon “che vi consiederiate attivisti/e o meno, lo siete. Di fatto lo siamo tutti e tutte, perché ogni nostra azione, anche la più piccola, ha delle conseguenze reali e concrete. Il mondo è in fiamme, e mai come ora è importante essere consapevoli delle nostre posizioni e del nostro agire.”

Sono parole semplici e dirette, ma di una concretezza disarmante. Ogni parola, ogni gesto ha un riverbero sul mondo, e in questo momento storico essere in contatto intimo e profondo con le motivazioni, le intenzioni e la direzione delle nostre vite può davvero fare una differenza enorme.

Non solo e non tanto a livello personale, ma collettivo. Nella pratica della mindfulness, la “storia di me stesso/a” si stempera, si diluisce nell’esperienza del momento presente, i pronomi personali allentano la loro morsa, la nostra alterità da noi medesimi/e emerge con chiarezza. Per questo Jon ama definirla una “storia d’amore con la vita”.

E la vità non è esclusivamente nostra, la vita stessa è pura interdipendenza.

Questo è uno dei motivi per cui ho sempre sentito e creduto che coltivare la consapevolezza equivalga a coltivare la libertà. Ma in questo mondo è sempre più evidente come Libertà sia legata a doppia mandata a Responsabilità.

Come ci ricorda Kierkegaard, questo vale anche quando scegliamo di non scegliere.
“Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma, se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità. Cosí anche l’uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha piú la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non l’ha fatto.”

Quindi mai come oggi è fondamentale coltivare la Consapevolezza nella nostra vita e conoscerne le dimensioni più intime.