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Sovente nei nostri giorni, la pratica “spirituale” (mi riferisco a quel cammino nell’interiorità umana che non è necessariamente legato ad alcuna religione) quando divulgata rischia di manifestarsi in una serie di indicazioni piò o meno chiare, se non addirittura contraddittorie, da seguire per ottenere calma, felicità e beatitudine.
Lo ha descritto in modo efficace Chögyam Trungpa filosofo e maestro di meditazione Tibetano:
“Qualcuno vi dice: «Trattenete il respiro e ne sarete estasiati». Qualcun altro vi dice: «Esalate il respiro e ne sarete estasiati». Qualcuno vi dice di mangiare subito una carota! Qualcuno vi dice di stare a testa in giù. Qualcuno vi dice di sedervi, di star ritti su un solo piede, poi di sdraiarvi sulla schiena e di farvi fare un bel massaggio. Oppure una nuotata in acqua fredda che vi farà bene. Oppure in acqua calda, che vi farà ancora meglio.”
Questo “materialismo spirituale” trova terreno fertile nell’era dei social media, che per necessità e vocazione si avvalgono di tempi brevi, iperstimolazioni sensoriali e di un continuo planare sulla superficie delle questioni. Anche di quelle più complesse.
I proclami, la retorica e la promessa di trovare soluzioni semplici alla “piena catastrofe” della vita sono per noi talmente appetibili da costruire la fortuna di alcune situazioni.
Per questo dobbiamo fare attenzione: proprio come la mappa non è il territorio, così il curriculum spirituale non corrisponde all’essenza del cuore e dell’animo di chi ne è titolare.

Questo brano di Jeff Foster, scrittore e oratore inglese, mette in luce con semplicità come la sostanza delle attitudini che coltiviamo stia in un luogo più profondo rispetto alla retorica di ogni possibile percorso o pratica spirituale.
Al pari di ogni altro ruolo, quello che ci viene da un ipotetico percorso “spirituale”, rischia di essere una maschera più o meno fittizia, mostrata in circostanze di una formalità artefatta.
È al di sotto di ogni proclama, di ogni apparenza, nelle pieghe della vita quotidiana e delle relazioni che si può conoscere il nostro cuore all’opera.

WHO ARE YOU WITHOUT YOUR SPIRITUAL STORY?

Please, don’t talk to me about ‘Pure Awareness’ or ‘Dwelling in the Absolute’.
I want to see how you treat your partner,
your kids, your parents, your precious body.

Please, don’t lecture me about ‘the illusion of the separate self’ or how you achieved permanent bliss in just 7 days.
I want to feel a genuine warmth radiating from your heart.
I want to hear how well you listen,
take in information that doesn’t fit your personal philosophy.
I want to see how you deal with people who disagree with you.

Don’t tell me how awakened you are, how free you are from ego.
I want to know you beneath the words.
I want to know what you’re like when troubles befall you.
If you can fully allow your pain and not pretend to be invulnerable.
If you can feel your anger yet not step into violence.
If you can grant safe passage to your sorrow yet not be its slave.

If you can feel your shame and not shame others:
If you can fuck up, and admit it.
If you can say ‘sorry’, and really mean it.
If you can be fully human in your glorious divinity.

Don’t talk to me about your spirituality, friend.
I’m really not that interested.

I only want to meet YOU.
Know your precious heart.
Know the beautiful human struggling for the light.

Before ‘the spiritual one’.
Before all the clever words.

-Jeff Foster

 

CHI SEI SENZA LA TUA STORIA SPIRITUALE?

Per favore, non parlarmi di ‘Pura Consapevolezza’ o di ‘Dimorare nell’Assoluto’.
Voglio vedere come tratti il ​​tuo partner,
i tuoi figli, i tuoi genitori, il tuo prezioso corpo.

Per favore, non farmi la predica sull’illusorietà di un sé separato o su come hai raggiunto la felicità permanente in soli 7 giorni.
Voglio sentire un calore genuino irradiarsi dal tuo cuore.
Voglio sentire quanto ascolti bene,
come sai assorbire informazioni che non si adattano alla tua filosofia personale.
Voglio vedere come ti comporti con le persone che non sono d’accordo con te.

Non dirmi quanto sei “risvegliato/a”, quanto sei libera/o dall’ego.
Voglio conoscerti al di sotto delle parole.
Voglio sapere come sei quando ti capitano dei problemi.
Se riesci a dare pienamente spazio al tuo dolore e a non fingere di essere invulnerabile.
Se riesci a sentire la tua rabbia senza passare alla violenza.
Se riesci a garantire un passaggio sicuro alla tua sofferenza senza tuttavia esserne schiavo/a.

Se riesci a sentire la tua vergogna e a non umiliare gli altri:
Se sai fare una cazzata e ammetterlo.
Se sai chiedere “scusa” e credendoci davvero.
Se riesci ad essere pienamente umana/o nella tua gloriosa divinità.

Non parlarmi della tua spiritualità, amico/a.
Non mi interessa molto.

Voglio solo incontrare TE.
Conoscere il tuo prezioso cuore.
Conoscere il meraviglioso essere umano che lotta per la luce.

Prima di ‘quello spirituale’.
Prima di tutte le parole intelligenti.

– Jeff Foster