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“La meditazione non sono le idee che abbiamo riguardo alla meditazione.”
Lo ripete spesso il mio maestro e amico Franco Cucchio, e ogni volta che pronuncia queste parole ne colgo una sfumatura più profonda e radicale.
Se non abbiamo ancora sviluppato una confidenza con la pratica (qualche volta anche praticando da tempo!) è probabile che portiamo in noi una certa idea se non addirittura un ideale riguardo a cosa sia la meditazione e come andrebbe attuata. Forse ci immaginiamo di stare seduti nella posizione del loto in un luogo ameno e raggiungere uno stato di coscienza fuori dall’ordinario. Oppure di indossare qualche vestito particolare, qualche speciale amuleto e contemplare il mondo in assoluto silenzio, magari nella penombra. Incensi, statue, perchè no, una musica di sottofondo.
Eppure tutti questi scenari, che nulla hanno di sbagliato, poco hanno a che vedere con la sostanza della meditazione, in particolare della mindfulness.
Una sedia da ufficio è valida quanto lo zafu più comodo, il rumore del traffico quanto il vento che muove le canne di bambù, un muroo bianco quanto un thangka variopinto.
Perchè la meditazione, sempre per citare Franco, ha molto più a vedere con il non-fare che con il fare qualcosa. O ancora per usare le parole di Jon Kabat-Zinn, la mindfulness non si pratica per stare in un certo modo ma per essere totalmente presenti a come stiamo.

Questo assunto porta a una serie di conseguenze pratiche e teoriche numerose e profonde.
Una di queste è che di fatto in un certo senso tutto può essere una pratica di meditazione. Ed è per questo che pur esistendo la distinzione tra pratica formale ed informale, si coltiva la consapevolezza nel tentativo assottigliare sempre più i confini tra i due ambiti.

Nella nostra cultura, tendiamo a pensare alla meditazione come a un’attività separata che richiede un ambiente tranquillo e privo di distrazioni, come sedersi in silenzio e concentrarsi sul respiro. Tuttavia, ogni attività può diventare una forma di meditazione, purché fatta con completa attenzione. In questo senso, non importa se stai cucinando, leggendo o scrivendo un’email: ciò che conta è come lo fai.
E allora ti suggerisco un piccolo esperimento.

Fai qualcosa che consideri diverso dalla meditazione. Leggi un libro, ascolta un podcast, guarda la televisione, scrivi un’email. Ma fallo come se fosse meditazione.
Cosa ti impedirebbe di essere pienamente consapevole senza distrazioni mentre fai questa cosa? Non esiste forse solo l’esperienza in ogni momento? E non sei già, di fatto identico o identica ad essa?

Portare la meditazione in ogni momento significa:

Essere totalmente presenti con quello che stai facendo, senza lasciarti distrarre dai pensieri che ti portano al passato o al futuro.

Accettare ogni sensazione o pensiero senza giudizio, lasciando che sia semplicemente parte dell’esperienza.

Osservare con curiosità il flusso di ciò che accade, senza cercare di cambiare nulla.

Il concetto chiave qui è che la meditazione non è un’attività isolata che si pratica solo in momenti o circostanze specifiche, ma un atteggiamento che puoi portare in ogni momento della tua vita. Vivere la vita come meditazione significa essere sempre presenti, consapevoli e non attaccati ai pensieri che ti distraggono. .

Questa visione è anche in linea con l’idea che in fondo non c’è separazione tra l’io e l’esperienza: quando sei completamente immerso o immersa nel momento presente, diventi uno con ciò che stai facendo. Questa è una prospettiva profonda e rivoluzionaria, che merita di essere trattata a parte…prossimamente!