La Farfalla Nel Mirino
“And in the end
the love you take
is equal
to the love you make”
The Beatles – The End
Sulla parete dell’ultima rampa di scale che porta all’aula 29 del Centro Professione Musica di Milano è appeso un quadro.
È dell’artista spagnolo Paco Minuesa, e si chiama “Poderosa fragilidad”.
L’ho notato fin dal primo giorno salendo quei gradini per andare a fare lezione ai giovani musicisti. Il dipinto ritrae un soldato, un tiratore scelto in uniforme d’assalto, con visore, caschetto e munizioni di riserva. Sembra stabile e granitico, imbraccia un fucile, sta prendendo la mira con attenzione assoluta.
La sua uniforme marrone, dei colori della terra, si staglia sul grigio pallido dello sfondo. Potrebbe trovarsi in mezzo ad un deserto mediorientale, tra le macerie di una città, potrebbe trovarsi ovunque a dire la verità.L’unica nota di colore del dipinto è una farfalla con le ali dai colori sgargianti: rosso, arancione, giallo, blu. Per contrasto illumina l’intera tela, come fosse l’unica presenza autenticamente viva all’interno della scena.Fluttua in quel cielo anonimo e vacuo a pochi millimetri dal mirino del fucile di precisione. È evidente come possa rappresentare un emblema di molti aspetti della Mindfulness e dei discorsi attorno ad essa. Emblema dal tema di ἐμβάλλω indica non solo l’aspetto di una “cosa inserita” ma la condizione dell’osservatore di venire “gettato dentro”, nel mezzo di un dilemma, nella parte incandescente del rapporto tra segno, significato e interpretazioni.
Una certa corrente nei dibattiti attuali, ad esempio, si chiederebbe se la Mindfulness laicizzata e occidentalizzata, e in particolare l’esercizio dell’attenzione focalizzata non siano esattamente ciò che al soldato serve per mirare e sparare e abbattere il bersaglio con precisione assoluta nonostante l’interferenza della farfalla.
Per esteso creando nella società una sorta di tolleranza allo stress, alimentando una dinamica orientata al consumismo e ad un’ossessione per il benessere che rischiano di essere controproducenti se non antitetiche agli scopi per cui le pratiche contemplative sarebbero nate.
Dal lato opposto cos’è sati se non la possibilità di vedere la farfalla e di prestarle attenzione? Essere presenti alla farfalla come dimensione di bellezza strettamente legata ad una componente etica: mindfulness è sempre anche heartfulness.
Come scrivono Feldman e Kuyken: “la mindfulness non è una soluzione rapida…non si tratta di svuotare la mente, di non pensare, di voltare le spalle all’esperienza…non è un addestramento dell’attenzione che possa essere usato per pratiche di dubbia morale”.
Per quanto il boom commerciale della Mindfulness, diventata un trend e applicata ormai ai più disparati contesti vada tenuto in considerazione, solo un’errata, pregiudizievole o superficiale comprensione dell’esercizio della consapevolezza può portare a dire che i praticanti sarebbero portati a soccombere ad un’“amnesia sociale che produce servi consapevoli (mindful) del neoliberismo”, citando Puruser e il suo “Mc Mindfulness”. Questo è messo bene in evidenza e confutato da una prospettiva storica, filologica e filosofica da Bhikkhu Anālayo.
La consapevolezza a me pare, ha piuttosto a che fare con l’esercizio della libertà, coltivata in quello spazio di risposta contrapposto alla reazione automatica.
Se volessimo guardare il dipinto di Minuesa con un occhio attento alle tematiche ecologiste e ambientaliste poi, potremmo pensare che quella farfalla rappresenti la natura, tenuta sotto tiro dall’evoluzione umana e dalle sue disastrose conseguenze.
In questo guardarsi e specchiarsi l’uno nell’altra attraverso la lente del mirino l’uomo/soldato e la natura/farfalla incarnano un nuovo significato di “Poderosa fragilidad”. Sappiamo bene che la vera fragilidad è quella dell’uomo che nel lungo termine rischia di essere cancellato dal Pianeta che è stato la sua casa e che ad essere poderosa è la natura della Terra stessa in grado di rigenerarsi e riadattarsi senza che nessun Homo Sapiens calpesti più il suo suolo.
Il vero esercizio della consapevolezza ci pone irrimediabilmente in contatto con questa nostra fragilità, caducità e impermanenza.
Ci aiuta ad essere capaci di vedere e rispondere con responsabilità a problemi enormi e pressanti come quello del riscaldamento globale. Pure da una prospettiva più fondatamente religiosa, secondo le parole di Thich Nhat Hahn, che fu anche conclamato attivista politico e ambientalista, è proprio la consapevolezza il fondamento per una dimensione etica: “il Buddhismo veramente impegnato è prima di tutto praticare la consapevolezza (mindfulness) in tutto ciò che facciamo”.