Skip to main content

Durante i percorsi di CCT spesso si discute di cosa sia, e soprattutto di cosa non sia la compassione.

Putroppo “compassione” è un termine che si porta dietro un pesante strascico di moralismo e superficialità che rischiano di annacquare il concetto che esprime.

Senza dilungarmi in questa occasione in aspetti più filosofici che pratici ho pensato di mettere in evidenza alcuni preconcetti o incomprensioni in cui possiamo imbatterci su questo tema.

Ci sono diversi equivoci comuni riguardo alla compassione che possono influenzare la percezione e la pratica di questo sentimento. Ecco quindi alcuni di essi:

 

  1. Confusione tra compassione e pietà: La pietà implica una sorta di superiorità o distanza emotiva tra chi prova pietà e chi la riceve, mentre la compassione è un sentimento di empatia e vicinanza che riconosce l’uguaglianza tra gli individui.

 

  1. Vedere la compassione come debolezza: Alcune persone possono considerare la compassione come un segno di debolezza emotiva o una mancanza di forza. Tuttavia, praticare la compassione richiede una grande forza interiore e coraggio.

 

  1. Confondere la compassione con l’indulgenza: La compassione non significa accettare o permettere tutto senza discernimento. Può anche richiedere l’imposizione di limiti sani e l’aiuto nell’affrontare le conseguenze delle azioni.

 

  1. Limitare la compassione solo agli altri: È importante ricordare che la compassione non dovrebbe essere diretta solo verso gli altri, ma anche verso sé stessi/e. Essere compassionevoli con sé stessi/e è altrettanto importante per la salute emotiva e il benessere complessivo.

 

  1. Confondere la compassione con il sacrificio personale: Mentre la compassione può comportare il desiderio di aiutare gli altri, non dovrebbe portare a un sacrificio personale eccessivo o all’abbandono dei propri bisogni e limiti.

 

  1. Pensare che la compassione sia un sentimento statico: La compassione è un processo dinamico che richiede pratica e impegno continuo. Non è sufficiente provare compassione occasionalmente, ma è importante coltivarla come un’abitudine quotidiana.

 

  1. Vedere la compassione come un’azione unidirezionale: La compassione coinvolge un’interazione reciproca tra chi la offre e chi la riceve. Entrambi i soggetti possono beneficiare da essa attraverso l’empatia, la comprensione e il supporto reciproco.

 

Riconoscere e superare questi equivoci può aiutare a sviluppare una comprensione più profonda della compassione e ad applicarla in modo più efficace nelle relazioni personali e nella società nel suo complesso.